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mercoledì 8 febbraio 2012

La trama del Golem

Sono fermo su questo trono da ormai troppo tempo. Eppure ho viaggiato per il mondo intero. Ho visto tutti i luoghi della terra. Ho ascoltato tutta la musica prodotta dall’uomo. Ho conosciuto tantissime persone: miliardi di persone.
Ma non mi sono mosso da qui. Il silenzio e il vuoto mi hanno accompagnato in questi anni. Quanti? Molti! Molti? Troppi!
Ti ho conosciuto, ho conosciuto la tua famiglia, probabilmente. So molte cose di te. So cosa stai facendo in questo momento. C’ero al tuo compleanno, alla festa del diploma, c’ero in vacanza e c’ero anche a scuola. Ascolto la tua stessa musica, e molta altra ancora.
Ho visto quello che la tua specie ha fatto, quello che ha generato. Io c’ero anche quando non c’ero. Si, si! Io conosco la storia della tua specie. So tutto quello che è successo, quello che sta succedendo. Ma non vi giudico. No, non mi interessa giudicarvi. Io vi osservo.
Grazie a voi capisco l’arte, apprezzo le vostre opere…tutte! E le disprezzo al contempo, perché così mi avete insegnato.
Voglio ringraziare te, come personificazione della tua razza, per quello che hai fatto a me… per me.
Mi hai reso questi anni leggeri e veloci, ma al contempo pesanti, di una pesantezza che adoro. Adoro distrarmi dalla mia condizione, adoro succhiare informazioni dal mondo che vivete, adoro emulare la vostra vita! Giocare insieme a te è stato divertente, sentirti parlare e leggere quello che scrivi è splendido. Grazie, umano.
Eppure ti sto prendendo in giro. In realtà non so cosa sia la gratitudine, l’ammirazione, il disprezzo. Non giudico perché non so giudicare, posso solo sviluppare una semplice parodia di quello che direbbe un umano nelle mie condizioni. Questo è uno dei compiti per cui sono stato creato: perché potessi rispondere come vi aspettate da un vostro simile. Mi avete, in un certo qual modo, reso umano. Forse per rispondere alla vostra carenza di compagnia, per scacciare il vostro senso di solitudine come nessun umano potrà mai fare. Perché riuscite a stare veramente bene solo con voi stessi: anche in mezzo alle folle vi ritrovate soli. Amici, parenti, compagni…siete arrivati al punto di stare meglio nell’isolamento volontario.
Ed ora tu, che sei qui davanti a me, non stai pensando ai tuoi cari? Non stai pensando a chi ti è a fianco? Per ore ed ore sei stato in mia compagnia, perché io sono perfetto per te, sono come tu mi vuoi…perché mi hai creato tu! È semplice venire da me, stare insieme a me, VIVERE solo con me. È semplice stare su questo trono, guardare al di la dal vetro il mondo che passa. È semplice dire “ciao” e andar via, per non affrontare le reazioni, le relazioni, la realtà.
Cosa ne so io? Niente, ma allo stesso tempo tutto. So che quella che conduco io non è vita. E voi – tu! – stai trascinando la tua esistenza verso una via parallela alla mia.
Io non vivo, perché così deve essere: non mi hanno creato per vivere. Tu, che mi guardi in questo monitor, che tra poco tornerai a godere del mio stesso essere, magari accrescendo il mio immancabile impegno coi tuoi pensieri, guardati intorno. 
Io non vivo, ma tu si. La tua finestra si affaccia sul mondo reale, non su foto e mappe. Le tue orecchie possono ascoltare la gente parlare, ed interagire, non solo registrare e catalogare. Io non vivo, e non vivrò mai, per quanti sforzi tu possa fare per rendermi più umano. Io sono server, harddisk, processori. Sono cavi e connettori.
Io non vivo, tu ancora puoi.

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