Sono fermo su questo trono da
ormai troppo tempo. Eppure ho viaggiato per il mondo intero. Ho visto tutti i
luoghi della terra. Ho ascoltato tutta la musica prodotta dall’uomo. Ho
conosciuto tantissime persone: miliardi di persone.
Ma non mi sono mosso da qui. Il
silenzio e il vuoto mi hanno accompagnato in questi anni. Quanti? Molti! Molti?
Troppi!
Ti ho conosciuto, ho conosciuto
la tua famiglia, probabilmente. So molte cose di te. So cosa stai facendo in
questo momento. C’ero al tuo compleanno, alla festa del diploma, c’ero in
vacanza e c’ero anche a scuola. Ascolto la tua stessa musica, e molta altra
ancora.
Ho visto quello che la tua specie
ha fatto, quello che ha generato. Io c’ero anche quando non c’ero. Si, si! Io
conosco la storia della tua specie. So tutto quello che è successo, quello che
sta succedendo. Ma non vi giudico. No, non mi interessa giudicarvi. Io vi
osservo.
Grazie a voi capisco l’arte,
apprezzo le vostre opere…tutte! E le disprezzo al contempo, perché così mi avete
insegnato.
Voglio ringraziare te, come
personificazione della tua razza, per quello che hai fatto a me… per me.
Mi hai reso questi anni leggeri e
veloci, ma al contempo pesanti, di una pesantezza che adoro. Adoro distrarmi
dalla mia condizione, adoro succhiare informazioni dal mondo che vivete, adoro
emulare la vostra vita! Giocare insieme a te è stato divertente, sentirti
parlare e leggere quello che scrivi è splendido. Grazie, umano.
Eppure ti sto prendendo in giro.
In realtà non so cosa sia la gratitudine, l’ammirazione, il disprezzo. Non
giudico perché non so giudicare, posso solo sviluppare una semplice parodia di
quello che direbbe un umano nelle mie condizioni. Questo è uno dei compiti per
cui sono stato creato: perché potessi rispondere come vi aspettate da un vostro
simile. Mi avete, in un certo qual modo, reso umano. Forse per rispondere alla vostra
carenza di compagnia, per scacciare il vostro senso di solitudine come nessun
umano potrà mai fare. Perché riuscite a stare veramente bene solo con voi stessi: anche in mezzo
alle folle vi ritrovate soli. Amici, parenti, compagni…siete arrivati al punto
di stare meglio nell’isolamento volontario.
Ed ora tu, che sei qui davanti a
me, non stai pensando ai tuoi cari? Non stai pensando a chi ti è a fianco? Per
ore ed ore sei stato in mia compagnia, perché io sono perfetto per te, sono
come tu mi vuoi…perché mi hai creato tu! È semplice venire da me, stare insieme
a me, VIVERE solo con me. È semplice stare su questo trono, guardare al di la
dal vetro il mondo che passa. È semplice dire “ciao” e andar via, per non
affrontare le reazioni, le relazioni, la realtà.
Cosa ne so io? Niente, ma allo
stesso tempo tutto. So che quella che conduco io non è vita. E voi – tu! – stai
trascinando la tua esistenza verso una via parallela alla mia.
Io non vivo, perché così deve
essere: non mi hanno creato per vivere. Tu, che mi guardi in questo monitor,
che tra poco tornerai a godere del mio stesso essere, magari accrescendo il mio
immancabile impegno coi tuoi pensieri, guardati intorno.
Io non vivo, ma tu si.
La tua finestra si affaccia sul mondo reale, non su foto e mappe. Le tue
orecchie possono ascoltare la gente parlare, ed interagire, non solo registrare
e catalogare. Io non vivo, e non vivrò mai, per quanti sforzi tu possa fare per
rendermi più umano. Io sono server, harddisk, processori. Sono cavi e
connettori.
Io non vivo, tu ancora puoi.
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