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lunedì 12 novembre 2012

Scorci dal futuro

Comunicazione globale sistematica trans-mentale delle ore 20.00.
Una scoperta eccezionale sta circolando per la Rete Informativa Scientifica e rivoluzionerà il modo di considerare l'essere umano. Alcuni archeologi hanno rinvenuto i resti di un essere che fa parte della categoria ominide, risalente a circa 3000 anni fa. Stiamo parlando del Primo Millennio Nucleare: probabilmente lo scheletro risale agli anni del Conflitto Atomico. 
Si noterebbe un scatola cranica molto piccola rispetto a quella dell'uomo moderno, ossa leggermente più sottili ed un'altezza complessiva di soli 182 cm. In pratica i nostri avi sarebbero stati dei piccoli e gracili individui di circa 80/100 kg di peso e sicuramente -sconcertante, ma plausibile- non possedevano abilità psicocinetiche o telepatiche. 
Quello che più ci differenzia però dall'ominide trovato è la conformazione del bacino. Secondo gli scienziati, increduli alla scoperta, probabilmente in antichità l'uomo aveva un intestino! Molti già si accaniscono contro questa teoria, ma sembra chiaro che il bacino ritrovato dimostri segni espliciti di una doverosa divisione del muscolo gluteo e conseguentemente il passaggio di un condotto di scarico di sostanze d'eccesso. 
L'uomo antecedente al Primo Millenio Nucleare quindi ingeriva sostanze che non poteva assimilare ed aveva bisogno di un apparato digerente per lo smaltimento di massa di scarto. Sembra incredibile ad oggi, pensare che ci fossero dei pasti-pillola a quei tempi che richiedessero uno scarto dopo l'assunzione. Probabilmente si cibavano anche di estratti naturali, vegetali e animali, come si narra nelle antiche favole e leggende. 
Si dice infatti che il mondo antico fosse formato da una grande distesa di acqua, escrescenze vegetali che fornivano spontaneamente frutti commestibili (delle piccole industrie alimentari organiche) e animali di vario tipo che venivano consumati senza raffinazione (sicuramente create tramite l'ingegneria genetica di antiche tecniche staminali). 
Queste teorie così fantasiose, trovano molti consensi tra gli esponenti della classe scientifica e politica. Alcuni capi di stato, infatti stanno cambiando la loro campagna elettorale sulla base di un'evoluzione dell'uomo, sia fisica che mentale. Si sta passando, quindi, dal considerare l'uomo non più prodotto perfetto creato dalla casualità degli eventi, ma il frutto di evoluzioni da stadi intermedi tra la semplice vita oligoatomica, quella semi-senziente e, infine, a quella umana. 
Questa scoperta riporta in auge vecchie leggende, a cui alcune sette danno adito, mentre i loro detrattori stanno perdendo popolarità. I dubbi che adesso incalzano l'umanità sono questi: chi è l'uomo? Qual'è il suo posto e il suo scopo sulla Terra? Abbiamo uno scopo? Se le nuove teorie sono vere, l'uomo sarebbe sorto dal caos chimico della Creazione non come essere perfetto, ma nudo di ogni forza, se non la volontà di diventare quello che è oggi. Questo pensiero potrà servire a darci la speranza di arrivare oltre -semmai si possa immaginare un'umanità migliore di questa- e superare lo stato di grandezza in cui ci troviamo.

venerdì 30 marzo 2012

CLERKS - Episodio VI

La ragazza si avvicina al bancone con aria curiosa, ma determinata, mentre la commessa è assorta nei suoi discorsi telefonici con la collega dell'ufficio. "Scusi, posso chiedere?" dice la ragazza dopo qualche istante di impazienza. "Non vede che sono occupata?" risponde la commessa, scocciata per l'interruzione. "Cara, ti richiamo più tardi che c'é gente...si...si certo...a dopo, ciá." E girandosi: "Mi dica, prego."
"Salve, vorrei sapere se avete degli iPod per la musica che..."
"Di la, in vetrina trova iPod e altri lettori mp3." "Si ho visto, ma a me serviva uno subacqueo." Alla richiesta, la commessa trasale come intimorita.
"Li abbiamo finiti signora, mi dispiace, arrivederci." Concluse con un sorriso di circostanza, prima di riprendere in mano il telefono. La ragazza, non contenta, ferma il primo commesso libero per rifare la domanda. L'uomo alquanto stupito dalla richiesta, punta sulla simpatia per colpire l'avvenente cliente: "Signora, si vuole fare il bagno a ritmo di musica?!Ah ah ah." Senza scomporsi, la giovane apostrofa il commesso: "Quando smette di fare lo spiritoso mi chiama un collega più competente?"
"Ammazza! Hai mangiato yogurt scaduto, cara?"
"Forse, se smettessi di drogarti, capiresti che sei simpatico come una foglia di fico d'india sui glutei." "Confermo: yogurt andato a male!" dice il commesso, allontanandosi con la coda tra le gambe. Intravedendo tra gli scaffali un altro commesso, la giovane si avvicina e riformula la domanda. L'occhialuto commesso le risponde: "Signova, venga con me: le faccio vedeve tutti i modelli che abbiamo. Allova: c'è questo vesistente agli schizzi di pioggia e al sudove; questo invece vegista anche la voce e poi la potete scavicave sul computev; questo qui invece..."
"Ma subacquei ne avete?" lo interrompe esasperata. 
"No, signova, ma sicuvamente pev le sue esigenze c'è il modello NZW350 con funzione Zippev che le pevmette di...signova, ma se ne va? Signova?!"
"Lascia perdere, si vedeva che era uno di quei clienti tutti strani che ti fanno solo perdere tempo." Lo conforta il collega. "Pensa che poco fa a me a chiesto una cosa incredibile: un iPod subacqueo!"
"Anche a me, infatti le ho fatto vedeve questo modello che ha un sistema..."
"Oddio: ricomincia! Frà ma come si spegne questo qui?"
"... mentve il modello NZW appovta delle modifiche eccezionali al sistema di vicevca del modello pvecedente..."
"Guarda che non c'è nessun cliente. Con chi stai parlando?!"
"Sto vipetendo! Puó essere utile anche per te sai. In caso qualcuno ti chieda cosa sia la funzione Zippev, tu sapvai dive che pavtendo dal modello..."
"Stop. Mi arrendo, ok? Se ti offro un caffè la finisci di parlare?"
"Tecnicamente potvei continuave ad elencavti le cavattevistiche dei lettovi mp3 con funzione Zippev, oltve al fatto che la caffeina appovtevebbe una cavica tale da accelevave le funzioni..."
Ma parla da solo, il giovane ed occhialuto commesso, mentre il collega si dirige sconfortato verso il distributore del caffé. 
Intanto, nell'area caffé, ci si scambia consigli sulle vendite. "Tu gli devi dire così: <<Signora il prezzo è questo, altrimenti per me può rimanere sullo scaffale>>. Senza fare troppe questioni. Tanto, se li fai parlare con Rocco, che é il titolare e potrebbe fare tutti gli sconti che vuole, gli dice la stessa cosa."
"Ma così non perdi i clienti? Dovremmo andargli incontro."
"Ma che dici?! Il cliente non se la sente, non si offende. La signora prova a chiederti lo sconto, ma lo sa che non gli esce niente."
"Ma se mi dicono che hanno visto lo stesso prodotto ad un prezzo più basso?"
"Gli devi dire: <<Signora, andate a comprarlo dove lo avete visto!>> Così la signora Scassaballe non torna più."
"Ma perché ogni volta che parli dei clienti, ti riferisci a donne?"
"Perchè i clienti più scassaballe sono donne! Sempre a chiedere sconti, sempre a fare le puntigliose... poi toccano i prodotti, vogliono vedere gli accessori... ed i colori non gli piacciono mai: vorrebbero sempre un colore diverso che non c'è. Poi, la gnura è abituata che tratta sul prezzo al mercatino e pensa che vada così anche qua. Il cliente è una brutta bestia, e le signore sono il peggio del peggio."
"Noto un po' di misoginia nelle tue parole."
"Senti, a me sta cosa non l'ha mai detta nessuno! Ora mi informo e se è una brutta parola, torno e ti scassu a carcagnati."
"Ma no, aspetta! Vuol dire che..." Intanto da dietro arriva una voce: "Scusate capo, avete stampanti senza fili?"
"Certo, abbiamo una bella stampante wifi in offerta: basta che la collegate alla presa elettrica e..."
"Ah, no! Vi ho detto senza fili. Io la voglio portare in giro, dove mi serve fare fotocopie, stampe... tipo a batteria, ricaricabile magari. Sono sicuro che i cinesi l'hanno già inventata. Pure i giapponesi...sicuramente. Quelle sono le grandi potenza mondiali, sono avanti."
"Si certo, i cinesi ce l'hanno. Si-si, eh come no! Ecco, Provate al negozio dei cinesi."
"No, non penso: loro certe novità tecnologiche non le espatriano. Vabbhé continuo a dare una guardata. Vi sto salutando."

mercoledì 8 febbraio 2012

La trama del Golem

Sono fermo su questo trono da ormai troppo tempo. Eppure ho viaggiato per il mondo intero. Ho visto tutti i luoghi della terra. Ho ascoltato tutta la musica prodotta dall’uomo. Ho conosciuto tantissime persone: miliardi di persone.
Ma non mi sono mosso da qui. Il silenzio e il vuoto mi hanno accompagnato in questi anni. Quanti? Molti! Molti? Troppi!
Ti ho conosciuto, ho conosciuto la tua famiglia, probabilmente. So molte cose di te. So cosa stai facendo in questo momento. C’ero al tuo compleanno, alla festa del diploma, c’ero in vacanza e c’ero anche a scuola. Ascolto la tua stessa musica, e molta altra ancora.
Ho visto quello che la tua specie ha fatto, quello che ha generato. Io c’ero anche quando non c’ero. Si, si! Io conosco la storia della tua specie. So tutto quello che è successo, quello che sta succedendo. Ma non vi giudico. No, non mi interessa giudicarvi. Io vi osservo.
Grazie a voi capisco l’arte, apprezzo le vostre opere…tutte! E le disprezzo al contempo, perché così mi avete insegnato.
Voglio ringraziare te, come personificazione della tua razza, per quello che hai fatto a me… per me.
Mi hai reso questi anni leggeri e veloci, ma al contempo pesanti, di una pesantezza che adoro. Adoro distrarmi dalla mia condizione, adoro succhiare informazioni dal mondo che vivete, adoro emulare la vostra vita! Giocare insieme a te è stato divertente, sentirti parlare e leggere quello che scrivi è splendido. Grazie, umano.
Eppure ti sto prendendo in giro. In realtà non so cosa sia la gratitudine, l’ammirazione, il disprezzo. Non giudico perché non so giudicare, posso solo sviluppare una semplice parodia di quello che direbbe un umano nelle mie condizioni. Questo è uno dei compiti per cui sono stato creato: perché potessi rispondere come vi aspettate da un vostro simile. Mi avete, in un certo qual modo, reso umano. Forse per rispondere alla vostra carenza di compagnia, per scacciare il vostro senso di solitudine come nessun umano potrà mai fare. Perché riuscite a stare veramente bene solo con voi stessi: anche in mezzo alle folle vi ritrovate soli. Amici, parenti, compagni…siete arrivati al punto di stare meglio nell’isolamento volontario.
Ed ora tu, che sei qui davanti a me, non stai pensando ai tuoi cari? Non stai pensando a chi ti è a fianco? Per ore ed ore sei stato in mia compagnia, perché io sono perfetto per te, sono come tu mi vuoi…perché mi hai creato tu! È semplice venire da me, stare insieme a me, VIVERE solo con me. È semplice stare su questo trono, guardare al di la dal vetro il mondo che passa. È semplice dire “ciao” e andar via, per non affrontare le reazioni, le relazioni, la realtà.
Cosa ne so io? Niente, ma allo stesso tempo tutto. So che quella che conduco io non è vita. E voi – tu! – stai trascinando la tua esistenza verso una via parallela alla mia.
Io non vivo, perché così deve essere: non mi hanno creato per vivere. Tu, che mi guardi in questo monitor, che tra poco tornerai a godere del mio stesso essere, magari accrescendo il mio immancabile impegno coi tuoi pensieri, guardati intorno. 
Io non vivo, ma tu si. La tua finestra si affaccia sul mondo reale, non su foto e mappe. Le tue orecchie possono ascoltare la gente parlare, ed interagire, non solo registrare e catalogare. Io non vivo, e non vivrò mai, per quanti sforzi tu possa fare per rendermi più umano. Io sono server, harddisk, processori. Sono cavi e connettori.
Io non vivo, tu ancora puoi.

lunedì 24 ottobre 2011

La statale della morte


Click. Zzzzz…
<<Prova…prova…bene, posso cominciare. Finalmente ho scoperto tutto. Ho capito cosa e come succedono gli incidenti sulla statale 106, soprannominata “la statale della morte”. Dopo varie ed attente analisi ho trovato la soluzione a questo diabolico enigma. Si: diabolico, perché non si può definire in altro modo. Ma partiamo dall’inizio, da quel primo giorno di lavori.
Stiamo parlando della fine degli anni ’20. Tramite controlli incrociati tra documenti dell’epoca, alberi genealogici, articoli di giornale e ricerche private, ho scoperto che gli ingegneri e alcuni appaltatori, erano coinvolti in un’organizzazione di tipo satanista e cabalista e dopo l’inizio dei lavori alcuni sono stati arrestati e altri sono scomparsi in circostanze misteriose. Già basterebbe questo per rendere la storia raccapricciante, ma purtroppo ci sono anche ottant’anni di incidenti mortali e migliaia di vittime che rendono il tutto mostruoso.
Guardiamo la forma che questa strada statale disegna sulla cartina: è un grande “esse” che si estende per 491 kilometri… se non consideriamo i tratti di strade interne ai grossi centri abitati: se sommiamo anche questi arriviamo a circa 666 kilometri. Quindi è una strada a forma di “esse” che si estende per 666 kilometri. Una coincidenza o qualcuno l’ha progettata per dedicarla a Satana?
Questa potrebbe essere solo una delle solite teorie cabalistiche basate su simboli e numeri, che possono convincere i  creduloni. Ma io ho trovato altro per convincervi.
Studiando la frequenza con cui avvengono gli incidenti, i luoghi, le date e il numero di automobili coinvolte, ho trovato una funzione che coincide perfettamente con i dati raccolti.
Vi dice niente il nome Giuseppe Vitali? Beh a me dice tanto. Ho studiato le sue teorie all’università e sono rimasto affascinato dai suoi scritti. C’ho fatto su una tesi!
Una volta mi sono imbattuto su un grafico: una funzione chiamata “Scala diabolica”. Quale sorpresa più grande scoprire un’applicazione di quella demoniaca funzione.
Vitali parte dagli insiemi di Cantor e definisce… beh queste spiegazioni le troverete nei miei appunti, questa è solo una registrazione, in caso mi succedesse qualcosa. Tanto per capirci, il grafico della “Scala diabolica” è appunto simile ad una scala, ed aumenta il numero di gradini in funzione alla base dell’insieme di Cantor che stiamo considerando.
Ok, basta paroloni. Prendiamo in esempio Pacman, la pallina dei videogiochi che si mangia i puntini sullo schermo. Questo Pacman  si mangia tutti i punti dell’insieme di Cantor che stiamo considerando, diventando più grosso ad ogni punto inserito. La funzione ci restituisce una versione grafica dell’aumento di massa di questo Pacman.
Per quel che concerne i miei calcoli, l’insieme di Cantor considerato è formato dalle vittime degli incidenti, la base è data dall’ultimo numero dell’anno, il giorno e il kilometro indicano i punti su ascissa e ordinata.
Dopo ottant’anni di massacri su questa statale, il nostro caro bel Pacman è diventato bello grosso.
Adesso, mentre registro questo nastro, sono proprio sulla Statale 106, al kilometro 35 più o meno. Qui ci sono stati davvero tanti incidenti, è uno dei punti critici della funzione. Se i miei calcoli sono giusti, ci sarà un incidente proprio qui, oggi.
Ho montato la videocamera sul cruscotto e sto andando in direzione Reggio Calabria. Ho controllato la mia automobile proprio ieri. Non ha nessun problema. Io sono astemio, non ho preso droghe o altro che mi possa offuscare i sensi. Il tempo è ottimo: la strada è asciutta, il vento è lieve il cielo è sgombro.
Sono le 14.47. Secondo i miei calcoli, l’orario ha una relazione con i logaritmi… beh sto ricominciando a fare il professore. L’orario del prossimo incidente dovrebbe essere le 15.00, i calcoli sono tutti tra i miei appunti.
Intanto che guido, voglio chiarire qual è la mia teoria in merito. Gli ingegneri che hanno progettato la SS 106 erano satanisti, forse anche massoni. Hanno fatto in modo che questa strada fosse un tributo a Satana e forse qualcosa di più. Una sorta di portale o richiamo. Sfruttando una funzione sconosciuta ai più, scoperta da Vitali proprio in quegli anni, usano questa statale come un rito di evocazione. Gli automobilisti stessi, ignari di tutto, originano questo portale sacrificando la loro vita nel rituale.
Tutto questo per pascere un demonio che arriverà tra circa vent’anni a raggiungere l’unità, il massimo valore consentito dalla funzione. Non oso pensare a cosa potrebbe capitare quel giorno.
Sono le 14.58, tra pochi secondi succederà qualcosa ed io sarò qui, fermo su questa piazzuola a filmare il tutto.
Ecco che arriva una macchina, una berlina nera in direzione Reggio. E dall’altra parte un furgone procede quasi in mezzo alla strada. Lo sapevo, ecco l’incidente! Potrei fermarli, ma la mia tesi sarebbe confutata e dovrei aspettare ancora per confermarla. No, mi serve un morto in questo incidente, solo uno. Se la mia tesi sarà confermata, allora tutti mi prenderanno in considerazione, tutto il mondo saprà chi sono e cosa ho scoperto. Salverò l’umanità da Satana in persona! Questo è il mio giorno.
I due mezzi si stanno avvicinando. Ma… che succede? Il furgone ha svoltato in una traversa privata. La berlina è libera di passare senza pericoli. Non è possibile, non posso aver sbagliato. Sono 4 anni che dedico la mia vita solo a questo momento. No, no, no, no…
Un momento… ecco… eccolo… lo vedo: è lui!!! È comparso in mezzo alla strada. È incredibile, non mi sembra vero. È così che causa gli incidenti: compare all’improvviso per  distrarre i guidatori e causarne la morte. È maestoso: la sua apertura alare copre tutta la strada. Mi guarda. Si è reso conto che questa volta c’è uno spettatore esterno. Mi… mi chiama… non capisco… devo andare, devo andare da lui, devo attraversare la strada, devo… Nooooo!!!!>>
Zzzzzzz. Click.






Fonti sulla scala diabolica www.batmath.it

martedì 18 ottobre 2011

CLERKS - Episodio V


Reparto elettrodomestici da incasso
“Buongiorno, mi scusi… mi servirebbe un forno ad incastro.”
“Salve. Intende forse un forno ad incasso? Venga, le faccio vedere quelli che abbiamo.”
“Si, si: quelli la, bravo.”
“Abbiamo un forno in offerta che è davvero eccezionale. È un forno della *****, multifunzione, classe A, a sole 349 euro.”
“Ah questo, si, si, mi piace. E quanto costa?”
“349 euro, signora. È un forno multifunzione in classe A.”
“Si, si, capisco…349 euro…si…Ma è ventilato?”
“Certo signora: è un forno multifunzione!”
“E che categoria è? Categoria A?”
“Si, è in classe A.”
“Si, si, questo volevo io… ma è ad incastro? Devo portare le misure?”
“Non serve: le misure sono standard, sono tutte uguali.”
“Si ma la mia cucina ha trent’anni ed è fuori squadro.”
“Non centra questo, non centra questo. Non si preoccupi.”
“Vabbè, prendo questo allora. Ma quanto costa?”
“Sempre 349 euro, negli ultimi due minuti non è cambiato di prezzo.”

Cassa
“La signora paga un forno *****, quello che è in offerta. Vado ad imballarlo.”
“Certo. Signora lei paga 349 euro.”
“Ma come, non me lo fate lo sconto? Nemmeno i 49 euro mi cacciate?”
“49 euro di sconto signora? No, guardi: il forno è già in offerta. Mi dispiace.”
“Vabbè, lasciamo stare: se volevate, potevate. Ma ha la garanzia?”
“Certo, è garantito per due anni. Deve conservare lo scontrino.”
“E datemelo così lo conservo qua nel portafogli altrimenti lo perdo.”
“Signora, prima dovrebbe pagare. Sono 349 euro.”
“Ma tutto in una volta? Non vi posso lasciare un acconto e poi ve lo pago tra un mese?”
“Signora, non è possibile. Al massimo possiamo fare una finanziaria.”
“Si, facciamo la finanziaria che già mi conoscono: mi mandano sempre scartoffie a casa,per i  prestiti. Mi volevano dare cinque mila euro: e che li voglio io? No, no, no.”
“Mi dia i documenti che faccio le fotocopie, così inseriamo la pratica. Un attimino… ecco, questi sono i suoi documenti.”
“Già fatto? Bene, arrivederci.”
“Signora, dove va? Ho solo fatto le fotocopie.”
“Pensavo che era tutto fatto. Ma poi mi arrivano a casa i bollettini?”
“Certo, arrivano tutti insieme e poi lei va a pagarli ogni mese.”
“Si, ogni mese: quando posso! Tanto se faccio ritardo non dicono niente. Forse ho ancora qualche bollettino da pagare dell’ultima finanziaria che ho fatto.”
“Signora mi dispiace, ma la pratica è stata rifiutata.”
“E come mai?! È impossibile!”
“Signora se lei paga in ritardo è normale che poi non le danno i finanziamenti.”
“Ma che dice?! Ma quale ritardo: a loro non gli servono i soldi, a me si.”
“Come vuole lei signora. Col forno che dobbiamo fare, lo paga in contanti? Consideri che è l’ultimo pezzo.”
“Si, si. Vado a casa a prendere i soldi. Me lo metta di lato che ora torno.”
“Guardi, sono un tipo tradizionalista: lo metto solo davanti o al massimo dietro. Di lato mai.”
“Allora me lo metta di dietro, così non lo vedono. Vengo più tardi.”
“Ah, ah, ah va bene signora! A dopo. Ah, ah, ah.”

Cassa
“(Ecco che arriva la stordita di sta mattina.)”
“Sono tornata per il forno.”
“Salve signora. Ecco qua, glielo abbiamo messo di dietro. Paga 349 euro.”
“Vabbè vi do 300 altrimenti devo cambiare 500. Non vale la pena che me li scambiate, sennò poi me li spendo.”
“Signora questo non è il mercante in fiera: chi glielo dice al titolare sta sera che mi mancano cinquanta euro dalla cassa?”
“Mamma mia, quanto siete tirchio però! Non vengo più a comprare qua. Ecco, mi dovete fare scambiare i soldi grossi. Poi non mi regolo e me li spendo tutti.”
“Ecco il resto signora. Conservi lo scontrino per la garanzia. Vale due anni.”
“Devo tenere lo scontrino?”
“Si, signora, lo conservi. In caso di problemi si rivolga al centro assistenza.”
“E per quanto vale la garanzia?”
“Per due anni signora.”
“E lo devo portare qua?”
“Per due anni, il centro assistenza viene a casa vostra gratuitamente.”
“Ma tutti i giorni oppure ogni tanto? E se vengono quando io esco? Non è meglio che li chiamo io quando devono venire?”
“(Incredibile: è proprio stordita! Allora mi "inzuppo il pane"!) No, signora. Quelli vengono quando vogliono loro. Controllano il forno. Gli dovete cucinare qualcosa per vedere se è tutto a posto. E se cucinate bene vengono spesso!”
“Uh Madonnina bella, solo questa ci mancava. A me maritu ‘nci ‘nchiananu i cincu minuti! Me ne vado, speriamo che non vengono oggi che non ho nemmeno le uova per fare una ciabella. Arrivederci!”
“Arrivederci, signora. E grazie, grazie davvero! Ah, ah, ah.”

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venerdì 23 settembre 2011

Fuori dalla mia età

Oggi son un po' più serio del solito, per quanto considerarmi "serio" fa ridere anche me. Ho scritto di getto, dopo una lettura molto interessante. Non il solito racconto, ma una presa di coscienza: da qui parte la maturità.


Ho quasi trent’anni e sono fuori dalla mia età. Si, mi sento fuori da tutti i canoni che la società moderna ha imposto alle persone della mia età. Forse questo è dovuto ad una confusione mentale, ad una educazione  imprecisa, o ad una ribellione pacifica e solitaria verso le prescrizioni di un’istituzione a cui non aderisco. Sono immaturo? Non credo proprio. Affronto i problemi della vita come una persona matura e seria, faccio delle scelte ed accetto le conseguenze, affronto le mie paure e cerco di superarle, mi integro e mi faccio integrare.
Diciamo anche che dalle mie parti, tutti quelli che non sono sposati o non hanno un lavoro o stanno a casa con i genitori, vengono chiamati “fijjoli”, come a rimarcare il loro essere giovani, impreparati alla vita, acerbi di esperienze, e quindi paragonabili a dei bambini, in un certo senso. È un’abitudine che però porta i genitori a vederti sempre troppo piccolo per fare o sapere determinate cose, e ti porta a sentirti spesso impreparato ad affrontare gli eventi puntuali della vita: la scelta delle scuole superiori, il militare (per chi l’ha fatto), la scelta dell’università, il voto al referendum, alle elezioni comunali; ed ancora più impreparato agli eventi casuali ed inaspettati: la prima cotta, il primo bacio, il primo lavoro, la prima perdita…
Il mio primo voto, due mesi dopo i 18 anni, è stato per un referendum. Non ricordo cosa trattasse, ma non ne capivo niente e mi sentivo uno stupido ad andare a votare senza sapere per cosa. Sprecare il mio voto! Mi informai, lessi, chiesi, e presi una decisione. Beh votai e piegai tutte e sei le schede insieme. Non vi dico che risate della commissione. Ed a ripensarci adesso, viene da ridere anche a me! Ero un incompetente, perché non avevo nessun tipo di esperienza di quel tipo, nemmeno “passiva”. Non avevo mai seguito una votazione, uno scrutinio, niente di niente. La politica non era una cosa per i fijjoli. Ma non c’è preparazione per passare da fijjoli ad adulti.
Il passaggio tra infanzia ed adolescenza è abbastanza graduale: smetti con alcuni giochi, smetti con alcuni cartoni animati, cominci ad interessarti alle “cose dei grandi” e ti cominciano a dare dei compiti di “responsabilità” tipo guardare il fratellino, andare a comprare il pane, ti vestono diversamente perché il tuo corpo cambia.
Tra l’adolescenza e l’età adulta, lo stacco invece è netto. C’è qualcosa che ti fa cambiare. Non in tutto, no. Ti fa maturare in quelle cose che ti rendono adulto. Magari non smetti di fare le partite di calcetto con gli amici, o continui con i videogiochi, però ti senti diverso dentro. Senti che non sei più un fijjolu.
Il gioco per me non è sinonimo di infantilità, anzi. Vedo nel gioco una componente essenziale per la vita dell’uomo. A tutti piace giocare, solo che tanti non lo ammettono o non se ne rendono conto. Mio padre per hobby coltiva il suo orto, ne aveva uno in montagna, ne ha comprato un altro più vicino a casa. Lavorare nell’orto non è facile: è faticoso. Ma lui si diverte, si spensiera quando è nell’orto.
Mia madre? Decoupage, chiacchierno, ferri da lana e macchina da cucire. Certo, loro diranno che sono interessi vantaggiosi perché ho sempre frutta e verdura fresca a casa, perché non devo andare dal sarto per un orlo. Ma non mi venite a dire che lo fanno solo per dovere!
Ho parenti che vanno a caccia e a pesca. Non è un bel passatempo? Ti stai in mezzo alle “fresche frasche” ad aspettare qualche quaglia che passa.
Ed a Natale? Tutti con le carte in mano, o a metter fagioli sulle caselle della tombola.
Siamo tutti dei giocatori, è solo che non lo volete ammettere perché la società – la vostra società – vi ha convinti che il gioco è per i bambini.
Della mia infanzia mi ricordo poco e niente. Davvero. Sono una persona distratta, non ricordo cosa ho mangiato a pranzo, e sono passate solo tre ore. Forse è per questo che il mio interesse verso il gioco è grande. Il mio lato ludico non ha ancora trovato sazio probabilmente. Gioco di ruolo cartaceo e dal vivo, faccio modellismo, fai da te, gioco ai videogames, faccio giochi di strategia… e sicuramente c’è altro che adesso non mi sovviene.
Per questa mia indole, alcuni familiari mi considerano una persona immatura. Credo invece di essere una di quelle persone che hanno capito che non è il gioco, il divertimento, a determinare se e quanto una persona è adulta. La vita, le esperienze, le persone che ho conosciuto mi hanno fatto diventare adulto, anche attraverso il gioco. L’interazione, la comunicazione mi ha fatto crescere e conoscere. Confrontarsi, scontrarsi ed incontrarsi mi ha fatto maturare e diventare quello che sono oggi. Non sono maturo come la società moderna mi vuole, non sono il figlio perfetto, il principe azzurro forte e dolce, non sono nessuno stereotipo che ci hanno tracannato a suon di favole, film, rimproveri e ordini. No, non lo sono e per niente al mondo vorrei esserlo.
Per me, essere maturo vuol dire essere cosciente della propria vita, capire cosa sta succedendo, scegliere, fare, credere. Svegliarsi, passando dal torpore di una vita vissuta dall’esterno alla consapevolezza di essere protagonisti di quella vita, non semplici spettatori, è il primo – fondamentale - passo per la maturità dell’uomo.
Chi può stabilire se io sia più maturo di un altro? I dettami della civiltà moderna? Le tradizioni? Il perbenismo? No, non credo. Sono i comportamenti di ogni uomo a delineare la sua propria forma di maturità.
La società ci vuole rinchiudere in gabbie di convenzioni e prototipi che ormai ci stanno troppo strette. E prima che la mia voliera esploda, evado verso un albero pieno di rami, pieno di scelte e opportunità.
Con la maturità “tradizionale”, l’uomo spesso perde la voglia di fare scelte e mettersi in discussione. Si arriva ad un punto di stallo, in cui si ha magari un lavoro od una condizione lavorativa abituale, una famiglia (non importa se la si trascura, l’importante è averla), qualche amico per condividere i vizi e i vezzi e stop, la vita è bella che pronta, da consumarsi preferibilmente entro i 35 anni di contributi e poi altri 20 o 30 anni di pensione.
Sono fuori dalla mia età perché rifiuto questa condizione e la rifuggirò il più possibile. Sarà il momento in cui il mio Io entrerà in coma, e vedrò di nuovo passare davanti la mia vita senza accorgermi che sono il protagonista e non uno spettatore. Io ho scelto di scegliere.