‘Sta mattina sono entrato in cartoleria per fare delle fotocopie… ma è
stato più difficile del previsto. Ora vi racconto come è andata.
“Salve, dovrei fare delle fotocopie di documenti che ho sul computer.”
“Me li porti su una pennetta USB o su un CD così li stampiamo e poi li
fotocopiamo.”
“Ah certo, la pennetta USB, certamente. Vado e torno!”
Sono tornato a casa, un po’ perplesso. Pennetta USB? Chissà cos’è!
Guardo il mio computer portatile e vedo una scatolina collegata ad una porta
USB. Faccio due più due e capisco: sarà la pennetta USB.
“Eccomi di ritorno, ho portato la chiavetta USB, come ha detto lei.”
Mostro l’affare al commesso. Lui la guarda un po’ stranito e poi
afferma: “E’ un po’ strana sta pennetta, sarà una di quelle vecchie! Guarda quanto
è grossa!”
Boh, non ci capisco niente e l’ho lasciato fare. Mette la pennetta sul
suo computer e subito la lucetta si accende.
“Non me la apre. Avrà qualche problema.”
“Impossibile, l’ho usata fino a poco fa per collegarmi ad internet. Clicki
su “Connessione TIM” e vedrà come si collega subito.”
“Connessione TIM? Ma dove? Io non… aaaah ma questa è una chiavetta di
connessione internet. Ecco perché è così grossa. No, questa non va bene.”
“Ma non è una pennetta USB? Ora è diventata una chiavetta?”
“Senta, porti il computer che facciamo tutto qui.”
Torno a casa più confuso di prima. Chiavetta, pennetta… che saranno
tutte ‘ste cose?
Prendo il computer e ritorno per la terza volta in cartoleria.
“Ecco, ho portato il computer, i documenti da stampare sono sul descop.
È quello con l’econa di guord.”
“Si, vedo. Ma io qui non ho una pennetta disponibile al momento. Possiamo
collegarci in rete e lo stampo direttamente.”
“Se si connette ad internet le mando sul suo computer.” L’ho fatto
mille volte!
“E come fa, mi scusi?”
“Beh le mando una emme-elle.”
“Una emme-elle? Una e-mail, vuol dire. Si forse facciamo prima. Le do
il mio indirizzo.”
“Non serve, basta che clicko qua, vede? Scrivo il nome del
destinatario, e lui lo trova.”
“Ma se non ha il mio indirizzo in rubrica non può trovarlo.”
“Ma si le dico, guardi. Car-to-le-riiiii-a!” Ho aspettato, ma non trovava niente. Stupido
computer, fa sempre quello che vuole lui.
“Guardi, scriva cartoleria mondo ufficio tutto attaccato, chiocciola
tiscali punto it.”
“Ok, perfetto, l’ho mandata.”
Abbiamo aspettato almeno mezzora, ma non gli arrivava nessuna
emme-elle. Mi ha chiesto di controllare che l’indirizzo fosse giusto, e lo era.
Avevo scritto quello che mi ha dettato lui: cartoleriamondoufficiotuttoattaccatochiocciolatiscalipuntoit.
Certo che si poteva trovare un nome più corto!!!
Poi mi ha guardato un po’ stranito, come se stesse soppesandomi. Tornò
a guardare lo schermo del computer e poi me, poi lo schermo di nuovo. Si mise a
ridere, di quelle risate isteriche tra la disperazione e l’incredulità. Lo
guardai un po’ irritato. Scosse la testa più volte e batté il pugno sul bancone
ripetutamente, piegandosi in due per le risa.
“Mi spiega perché ride?” dissi seccato. Lui si asciugò le lacrime
dagli occhi e mi disse, ancora ridendo: “Guardi, mi dispiace, ma non sono
abilitato a questo tipo di richieste. Provi in un’altra cartoleria.” E continuò
a ridere accompagnandomi verso la porta. Ho sempre pensato che quello fosse un
tipo strano!
Mentre andavo via, ho visto uno che entrava, più strano del commesso.
“Scusate, avete pane?”
“Pane? ma questa è una cartoleria!”
“Ah, capisco…sa, ho visto l’insegna e pensavo…”
- Dedicato a Roberto e agli amici di Fumettopoli
Oddio, mi hai fatto morire!! XD
RispondiEliminaQuelle di Roberto me le ricordo ancora :D
:D grazie, mi hanno ispirato un suo post su FB e una storia di Roby.
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